domenica 14 maggio 2023

STORIA III – 18 la guerra fredda

Guarda con attenzione le videolezioni proposte:










ESERCIZIO 

Osserva l'immagine




leggi il seguente testo:

Anne si rese conto ben presto che l’amica, quel giorno non sarebbe più venuta. Quando giunse sul luogo dell’appuntamento, lo spettacolo che si presentò ai suoi occhi aveva qualcosa di disumano: davanti a lei stavano costruendo un muro di calcestruzzo dell’altezza di un paio di metri. Cavalli di Frisia, filo spinato e paletti a ridosso del muro completavano l’impressione di un lager, spuntato assurdamente al centro della città. Non ne poteva vedere la fine, perché il muro si diramava nelle vie laterali scomparendo come la coda di un serpente in fuga. Un fitto cordone di militari col mitra spianato faceva da cordone di protezione, una decina di passi più indietro, ai numerosi operai che lavoravano all’opera, costruita evidentemente a tempo di record durante la notte.

G. Sommaria, Il muro sul cuore,in D. Barra, M.Crudo, M.Peghetti, L’educazione storica, Milano, Mursia, 
2003.

1 – A cosa si riferiscono testo e immagini?

2 – Secondo te Anne riuscirà a rivedere l'amica? Perché? 


ESERCIZIO 3 (FACOLTATIVO) – LA PRIMAVERA DI PRAGA

Nel tentativo di introdurre riforme democratiche e forme di libertà, negate dal regime comunista al potere, dopo il colpo di Stato nel 1948, la Cecoslovacchia, come gli altri paesi socialisti dell'Est, viveva un'esperienza di soffocante autoritarismo. La politica filosovietica del nuovo presidente, accusata di aver provocato crisi economiche e stagnazione, fu messa in discussione da intellettuali, giornalisti e da alcuni esponenti dello stesso Partito Comunista. I contrasti tra conservatori sovietici e innovatori guidati da Alexander Dubcek si fecero sempre più vivaci e si risolsero, nel gennaio del 1968, a favore dei secondi che, di fatto, assunsero la guida del partito e dello stato. 
Alexander Dubcek tentò di riformare il sistema con il decentramento dell'economia, la libertà di stampa e la ripresa di legami con l'occidente. Il dissenso cecoslovacco aveva alla base anche ragioni economiche: il tenore di vita della popolazione si era notevolmente abbassato rispetto a prima del 1948. Si voleva rinnovare l'apparato produttivo industriale senza però abbandonare il socialismo; piuttosto si voleva realizzare una nuova forma di socialismo: un socialismo "dal volto umano" che suscitò speranze e consensi in tutto il mondo sovietizzato e presso i democratici occidentali. 
Falliti tutti i tentativi di far rientrare i compagni cechi nei binari dell'ortodossia e della stretta osservanza della leadership sovietica, nonostante le notevoli pressioni che anche il Patto di Varsavia esercitava sui governanti di Praga, Mosca decide di lanciare l'invasione sulla Cecoslovacchia. Fra il 20 ed il 21 agosto 1968 i carri armati sovietici e d'altri paesi del Patto di Varsavia invasero il paese per "ristabilire l'ordine".

La sera del 16 gennaio 1969 un giovane studente praghese, Ján Pálach, si recò in Piazza San Venceslao. Teneva nascosta nel cappotto una bottiglia piena di benzina. Proprio all'inizio della grande piazza, davanti al Museo, con calma si tolse il cappotto, si versò addosso la benzina e si diede fuoco, senza un grido. Quando gli chiesero chi gli avesse fatto una cosa del genere, Ján rispose semplicemente: "Sono stato io". Non disse altro. Accorsero immediatamente gli agenti della Bezpecnost' e il ragazzo fu trasportato in ospedale, dove morì poco dopo. Il giorno dopo un trafiletto di poche righe avvertiva dell' "insano gesto di uno squilibrato", ma fu subito a tutti chiaro quale significato avesse il gesto disperato di Ján Pálach. I suoi funerali furono seguiti da migliaia di persone in silenzio. Malgrado le strumentalizzazioni, il sacrificio di Ján Pálach fu e resta esclusivamente un gesto di libertà, un grido contro tutte le tirannie, di qualsiasi colore esse siano. Il punto dove Ján Pálach si diede fuoco è stato sempre coperto di fiori. Prima del 1989, delle "solerti" mani provvedevano a rimuoverli ogni giorno; adesso vi sorge una piccola lapide con la foto del ragazzo. Nessuno toglie più i fiori, ma ce ne sono molti meno di prima.


Primavera di Praga    (F. Guccini)
 Di antichi fasti la piazza vestita 
grigia guardava la nuova sua vita, 
come ogni giorno la notte arrivava, 
frasi consuete sui muri di Praga, 
ma poi la piazza fermò la sua vita 
e breve ebbe un grido la folla smarrita 
quando la fiamma violenta ed atroce 
spezzò gridando ogni suono di voce... 
Son come falchi quei carri appostati, 
corron parole sui visi arrossati, 
corre il dolore bruciando ogni strada 
e lancia grida ogni muro di Praga. 
Quando la piazza fermò la sua vita, 
sudava sangue la folla ferita, 
quando la fiamma col suo fumo nero 
lasciò la terra e si alzò verso il cielo, 
quando ciascuno ebbe tinta la mano, 
quando quel fumo si sparse lontano, 
Jan Hus di nuovo sul rogo bruciava 
all'orizzonte del cielo di Praga... 
Dimmi chi sono quegli uomini lenti 
coi pugni stretti e con l'odio fra i denti, 
dimmi chi sono quegli uomini stanchi 
di chinar la testa e di tirare avanti, 
dimmi chi era che il corpo portava, 
la città intera che lo accompagnava, 
la città intera che muta lanciava 
una speranza nel cielo di Praga, 
dimmi chi era che il corpo portava, 
la città intera che lo accompagnava, 
la città intera che muta lanciava 
una speranza nel cielo di Praga, 
una speranza nel cielo di Praga, 
una speranza nel cielo di Praga...

RISPONDI ALLE DOMANDE
1 – Perché si dice che Praga “grigia guardava la nuova sua vita”? Cosa si intende?

2 – Da dove nasce la fiamma che “lasciò la terra e si alzò verso il cielo”?
3 – Perché le persone che seguono la bara hanno “I pugni stretti e l’odio tra i denti”? Cosa vuol dire Guccini con questi versi?
(Esercizi tratti dai materiali del sito atistoria.ch)

Nessun commento:

Posta un commento