giovedì 30 gennaio 2020

Lettera a Liliana Segre

Cara Liliana Segre,
dico «cara» perché è una di noi ed è vicina a noi tutti, in un modo o nell’altro.
Come ha fatto? È una domanda che mi sono sempre posta. Lei, una semplice ragazzina della mia stessa età, è sopravvissuta a quell’inferno. Mi chiedo con quale coraggio lei sia riuscita ad andare avanti fino alla fine. 
Quando ho avuto la possibilità di guardarla e ascoltarla mi sono soffermata molto sui suoi occhi. Mi perdo, le dico la verità, vedo un abisso profondo, riesco ad osservare il dolore, ma allo stesso tempo la forza, vedo tanto nei suoi occhi. 
Quando la osservo vedo una donna, una donna con la D maiuscola. Una donna con tante cicatrici inguaribili. Ma lei ha fatto tesoro di quelle cicatrici, le ha curate e le ha mostrate a tutto il mondo perché tutto possano capire ciò che è stato, ne possano conoscere l’assurdità e il dolore. Solo in questo modo possiamo evitare lo stesso errore.
Ma perché?
Un’altra domanda che mi pongo sempre. Perché tutto questo? Perché è successo?
Non capisco perché l’uomo possa uccidere se stesso, la propria umanità.
Lei ha vissuto un anno nel campo di concentramento. «Vissuto» per modo di dire. E poi ha taciuto. Ha taciuto per quarantacinque anni. Com’è riuscita ad andare avanti con questi ricordi? Non tutti ci sono riusciti, c’è chi si è ucciso per il ricordo insopportabile. Lei però non ha rinunciato a trovare la forza dentro di sé.
Adesso racconta e ricorda.
Bisogna far conoscere, credo, proprio che la sua storia è cambiata.
«La vita è bellissima». Questa frase del suo libro Fino a quando la mia stella brillerà mi colpisce sempre. È una frase che si sente spesso dire, ma sentirla da lei… Le dà il giusto peso e ne capisco il valore. 
Credo che quella stella gialla che le hanno fatto portare ora sia un orgoglio per lei, anche se le ha portato sofferenza e dolore. Ma lei ne ha fatto tesoro, ha reso importante tutta quella sofferenza e tutto quel dolore.
Noi ci lamentiamo spesso. Ci lamentiamo di tutto, scordandoci che i motivi per lamentarci sono altri.
La stimo, Liliana. La chiamo per nome non per mancarla di rispetto ma perché la sento vicina. Mi insegni, perché ho ancora tanto da imparare.
Ha proprio ragione… La vita è bellissima!

Cordiali saluti da una semplice ragazzina di tredici anni.

Eleonora Perciante.


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